- 28 Agosto 2025
- Posted by: Francesco Piccone
- Categoria: Attività sociale
Sabato 30 agosto, nel quadro della missione Global Sumud Flotilla per tentare di rompere il blocco navale verso la striscia di Gaza e portare aiuti alla popolazione palestinese stremata da guerra, devastazione e fame, dal porto di Genova partiranno alcune imbarcazioni con beni alimentari di primaria necessità: l’iniziativa è organizzata da Music for Peace e dal Calp- Collettivo autonomo lavoratori portuali.
Anche la Caritas Diocesana partecipa predisponendo l’acquisto di farina, riso, pasta, zucchero, biscotti, pelati e legumi, miele e marmellata, tonno.
L’obbiettivo minimo è quello di raccogliere 45 tonnellate di materiale entro domani, venerdì 29 agosto, ma sarà sicuramente superato.
Sabato da mezzogiorno ci sarà un presidio presso la sede di Music for Peace in via Balleydier 60 a Sampierdarena con numerosi interventi: alle 21.00 dalla chiesa di S. Benedetto al Porto partirà una fiaccolata che si concluderà al Porto Antico dove sono ormeggiate quattro imbarcazioni a vela.
Don Gianni Grondona, vicario episcopale per la sinodalità e la comunione ecclesiale, impartirà la benedizione
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Le barche genovesi si uniranno ad altre che salperanno in due ondate, fra il 31 agosto ed il 4 settembre, da Barcellona, dalla Sicilia e dalla Tunisia dirette a Gaza.
Complessivamente partiranno circa 400 volontari attivisti da tutto il mondo in rappresentanza di 44 Paesi ma fondamentale, come ha ricordato Stefano Rebora di Music for Peace, sarà il contributo di tutti i cittadini che se le cose dovessero andare male, non essendoci certezza di arrivare a destinazione, potranno esprimere il loro dissenso scendendo in piazza ed in strada.
In una dichiarazione congiunta il Patriarcato Greco Ortodosso di Gerusalemme e il Patriarcato Latino di Gerusalemme ricordano che “non può esserci futuro basato sulla prigionia, lo sfollamento dei palestinesi o la vendetta. (…) Non è questa la giusta via. Non vi è alcuna ragione che giustifichi lo sfollamento deliberato e forzato di civili (e) non vi è alcuna ragione che giustifichi tenere dei civili prigionieri o ostaggi in condizioni drammatiche. È ora che le famiglie di tutte le parti in causa, che hanno sofferto a lungo, possano avviare percorsi di guarigione. Con uguale urgenza, facciamo appello alla comunità internazionale affinché agisca per porre fine a questa guerra insensata e distruttiva, e affinché le persone scomparse e gli ostaggi israeliani possano tornare a casa”.

La maggior parte delle imbarcazioni saranno a vela, con lunghezza variabile dai 10 ai 15 metri: negli ultimi 18 anni il blocco navale per portare aiuti a Gaza è stato forzato solo una volta.
Il tentativo del 2010 finì nel sangue con 10 morti: questa missione quindi si presenta sulla carta e ad altissimo rischio.
