Decalogo per gli allenatori

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Un anno, e probabilmente facendo bene i conti anche qualcosa di più, senza poter fare sport con le modalità alle quali eravamo abituati da sempre.

A settembre ci siamo illusi, per qualche settimana, di poter ricominciare: di rivedere i campi di calcio pieni di colori, suoni risate e rumori, con i ragazzini che rincorrono un pallone, che esultano per un gol, abbracciandosi fra di loro, o che si rincuorano per un gol subito.

E gli allenatori, i genitori sugli spalti che, pur essendo a volte un po’ “sopra le righe” fanno parte del nostro mondo e condividono la funzione educativa di uno sport davvero inclusivo.

E’ stata, appunto, un’illusione: l’emergenza pandemica purtroppo ha spento gli entusiasmi consentendo allenamenti quasi solo in forma individuale.

Teoricamente per le competizioni e le categorie di “preminente interesse nazionale” sarebbe consentita anche l’attività agonistica: lo abbiamo detto più volte anche a Genova e scritto nei  nostri comunicati ufficiali.

Il presidente nazionale del CSI Vittorio Bosio, durante  un recente  incontro online con i dirigenti dei 144 comitati territoriali, li ha invitati alla massima prudenza facendo appello al senso di serietà e  responsabilità.

“Lo sforzo attuale è probabilmente il più duro ma occorre molta attenzione e saggezza per mettere sempre al primo posto, comunque, la salute delle persone e la difesa della vita. Ci mancherebbe altro. Molte scuole sono chiuse e l’incidenza del virus nel tessuto sociale è significativo Tutti insieme- dice Vittorio Bosio- vinceremo anche questa gara”.

Don Alessio Albertini, assistente ecclesiastico nazionale del CSI, a pochi giorni dalla Pasqua, in questo tempo sospeso e di grande incertezza, regala a tutti i tecnici sportivi un agile decalogo, scaricabile dal sito nazionale www.csi-net.it, con consigli utili, spunti e riflessioni varie per allenare i ragazzi quando sarà il momento di tornare in campo per eventi agonistici.

E’ un documento proiettato al futuro, alla ripartenza.

“E’ probabile che tutto non sarà come prima che i giovani tornino sui terreni di gioco, nelle palestre, più pigri e più fragili e di questo-dice don Alessio– bisognerà tenerne conto. I ragazzi non sono fatti per isolarsi ma per relazionarsi fra di loro, la vera felicità è nel poter godere di qualcosa da condividere con gli altri”.

In questi mesi una delle domande che sono state fatte agli allenatori più frequentemente è “ Mister, quando finirà…?”

Non è solo il desiderio di conoscere un termine, una data,  ma anche, e forse soprattutto, dice don Alessio- “l’attesa di cosa accadrà quando si tornerà in campo. Dovremo  sapere cosa offrire a questi giovani, spaesati, staccati, prigionieri della “sindrome della capanna”. Bisogna aiutarli a non navigare nelle emozioni tristi, tenendoli per mano nel mare dell’incertezza”.

La risposta la troviamo nell’ultima parte del decalogo quando don Alessio Albertini cita il “Piccolo Principe” esortando i tecnici sportivi a “dare una nuova casa ai ragazzi, dove si sentano accolti, sostenuti, rincuorati, infondendo coraggio a chi è più sfiduciato”.

Gli allenatori dovranno essere “ felicitatori, trasmettitori di gioia. Tutte le cose della vita devono essere accompagnate dal sorriso. La data della ripresa dell’attività non si può purtroppo pronosticare ma bisogna darsi da fare, subito, perché la felicità non è una destinazione ma un percorso”


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