Il CSI rispetta le regole

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Nessuna contrapposizione con le federazioni ma l’esigenza legittima di vedere riconosciuta pari dignità: è questo il significato della lettera inviata nei giorni scorsi dai presidenti di 11 enti di promozione sportiva, fra i quali il CSI, al Ministro Vincenzo Spadafora.
Motivo del contendere le disposizioni dell’ultimo DPCM relative alle attività di “preminente interesse nazionale”.
Gli EPS, in primis il Centro sportivo italiano, contestano la pretesa di alcune Federazioni che rivendicherebbero una sorta di “principio esclusivo”.
Il CSI da tempo ha comunicato al CONI le attività di “preminente interesse nazionale”, rispettando sempre le regole, cosa che ci contraddistingue da 76 anni.
Si tratta di 29 discipline dal calcio, allo sci, dall’atletica leggera, al nuoto, dal basket al tennis, solo per citarne alcune: emergenza Covid permettendo sono state calendarizzate, per ciascuna, le finali nazionali.


Se qualcuno nutrisse dei dubbi l’auspicio è che siano avviati tutti i controlli necessari, senza però che vengano fatte accuse strumentali.
Il CSI rivendica con orgoglio la pari dignità di organizzare la dimensione nazionale delle attività competitive.
Dopo le fasi provinciali e regionali le finali, durante le quali vengono assegnati gli scudetti tricolori per gli sport di squadra, o i titoli di campioni italiani individuali, sono anche significativi momenti di incontro e confronto fra ragazze e ragazzi provenienti da diverse regioni.


Chi ha avuto la fortuna di partecipare a questi eventi, in alcuni casi vere e proprie mini-olimpiadi, ne conserva ricordi splendidi che porterà con sé per tutta la vita.
Un’altra storica manifestazione a carattere nazionale è la Junior TIM Cup- Il calcio negli oratori, in collaborazione con la Lega Serie A.


Durante le 8 edizioni sono stati coinvolti oltre 65.000 ragazzi Under 14, protagonisti di 25.000 partite.
Il CSI, fin dalla sua fondazione nel 1944, si occupa sia di attività di base che di campionati ed eventi competitivi da organizzare.


Le federazioni sportive fanno più o meno lo stesso anche se in teoria dovrebbero privilegiare la parte agonistica.
In attesa della riforma, del primo decreto relativo allla governance dello sport italiano, cioè chi dovrà fare esattamente che cosa, sarebbe ingiusto, soprattutto verso i giovani, scatenare un conflitto per il quale sarebbero solo loro a pagarne le conseguenze.
Un conflitto, fra enti di promozione sportiva e federazioni, quasi surreale in questo drammatico momento storico.


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