Lo sport di base deve vivere

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64 squadre in rappresentanza di 30 società sono i numeri della stagione sportiva 2019-20 del Calcio Giovanile del Centro Sportivo Italiano a Genova.

Tutto si è bruscamente interrotto il week end del 22.23 Febbraio con le ultime partite disputate.

Poi i vari DPCM pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale hanno impedito sia gli eventi agonistici sia gli allenamenti.

Se per gli adulti questo “tempo sospeso di reclusione” è complicato figuriamoci per i bambini e i ragazzi.

Sono otto i Tornei che dovrebbero concludersi: una decisione ufficiale definitiva sarà comunicata alle società, dopo le valutazioni della Direzione Tecnica Nazionale, entro metà Aprile.

Le classifiche, importanti per carità, passano assolutamente in secondo piano: l’importante sarebbe poter tornare a rincorrere un pallone, vedere la rete gonfiarsi per un gol, abbracciarsi e gioire, a centrocampo, semplicemente per avere di nuovo la possibilità di giocare.

“ Lo sport non è solo agonismo ma il saper vivere insieme- dice Vittorio Bosio Presidente Nazionale CSI-, è un’occasione educativa. Senza sport viene a mancare la socialità”.

Sono cose preziose che, forse, pensavamo fossero normali e scontate e che torneremo ad apprezzare di più.

Nei giorni scorsi dal sito nazionale del Centro Sportivo Italiano è stato lanciato un sondaggio online per le 13.000 Asd e Ssdrl affiliate in tutta Italia.

Migliaia le risposte, un campione comunque significativo, per importanti valutazioni.

E’ un mondo di 40.000 squadre, 1 milione e 350 mila tesserati, 132 mila fra allenatori, tecnici, dirigenti, arbitri e giudici.

Con il questionario veniva chiesto di stimare le difficoltà, i disagi economici ed organizzativi: i dati, che continuano ad arrivare, verranno trasmessi al Ministro dello Sport Spadafora, alla società governativa “Sport e Salute” al CONI.

“Le società dilettantistiche, le parrocchie, gli oratori, i centri aggregativi, sono il vero fondamento dello sport italiano-  continua Vittorio Bosio Presidente Nazionale CSI-. Svolgono attività che contrastano il disagio, l’emarginazione, l’abbandono scolastico, la sedentarietà. Bisogna assolutamente scongiurare il pericolo di risvegliarci un giorno dall’incubo, reale, che stiamo vivendo con le macerie di un tessuto sociale distrutto”.

Dovranno essere studiati metodi di sicurezza sanitari adeguati per la tutela della salute quando i medici diranno che si potrà riprendere l’attività: misure, forse, più facilmente applicabili allo sport professionistico ma più complicate per lo sport di base.

“Da soli non possiamo farcela,- prosegue Vittorio Bosio- servono aiuti economici ed anche, forse soprattutto, il riconoscimento della dignità di quello di cui ci occupiamo con orgoglio da 75 anni come ente di promozione sportiva più antico d’Italia. Non possiamo lasciare indietro nessuno, occorre che prendiamo per mano le associazioni semplificando gli oneri burocratici ed amministrativi consentendo loro di concentrare sforzi ed energie per una rinnovata proposta che sia compatibile con i tempi difficili che vivremo e per i quali bisogna lanciare messaggi di speranza”.

Sulle richieste dello sport professionistico, il calcio in particolare, bisogna fare attenzione a non scendere nel populismo, nella demagogia, considerandole solo egoistiche.

” Ho sperimentato durante la Junior Tim Cup ma non solo- dice Vittorio Bosio- che i campioni si emozionano ancora a vedere i ragazzini che giocano a pallone. Pensano con nostalgia quando erano loro a calcare i campetti dell’oratorio.

Da queste realtà sono nati grandi campioni: Rivera, Tardelli, Cabrini, Albertini, Casiraghi, Signori, i fratelli Inzaghi, Toldo solo per citarne qualche nome a caso.

Se non riparte il mondo dello sport dei giovani, la stragrande maggioranza dei nostri tesserati ha meno di 16 anni, lo sport stesso non avrebbe più un’anima.”

 

 

 


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