Non fermiamo lo sport dei ragazzi

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“ Abbiamo inventato il lockdown dello sport giovanile. Non esiste un dato epidemiologico, non esiste un dato scientifico e nessuna logica per fermare i ragazzi e consentire l’attività agli adulti, semmai, per paradosso, poteva essere il contrario”.
Lo dice Maurizio Casasco, Presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, firmando una dura nota con la quale contesta un approccio, ritenuto del tutto sbagliato, al rischio di contagio da Covid-19.


E’ apprezzabile che una parte dell’attività sportiva organizzata, dalle Federazioni e dagli Enti di promozione sportiva vada avanti, nel rispetto dei protocolli di sicurezza ma è assurdo che si fermi lo sport di base, a livello provinciale, non conoscendo come è strutturato lo sport stesso sul territorio nazionale.

C’è una importante dichiarazione del Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyeeus che manifesta “le preoccupazioni per l’impatto della pandemia su adolescenti e giovani e per gli effetti indiretti quali ansia, depressioni che sono maggiori dello stesso virus”.
Se si continua a ritenere lo sport di base un’attività superflua, alla quale si può rinunciare tranquillamente, aumenterà l’obesità infantile (siamo al secondo posto europeo di questa poco invidiabile classifica) e le molte patologie correlate.


I ragazzi saranno lasciati, sottolinea la nota della Federazione Medico Sportiva Italiana, allo sbando, liberi nei parchi, nelle piazze o in strutture dove non si seguono protocolli scientifici, oppure addirittura a casa, davanti alla tv o ai giochi elettronici.
Il rischio vero, più a lungo termine, è quello di costruire, fin dall’età più precoce, una società di individui diffidenti, sempre più isolati e che non hanno relazioni interpersonali, bombardati da uno “tsunami” di notizie, molte volte contradditorie e non verificabili.
In questo drammatico momento storico le società sportive, dopo aver fatto enormi sacrifici, svolgono, in tutta sicurezza, un servizio verso i giovani e le loro famiglie.
Fermare ad esempio palestre e piscine sarebbe un colpo durissimo ed immotivato.

“Le strutture ed i centri dove si pratica attività sportiva- conclude Maurizio Casasco- devono essere chiusi solo se non rispettano le norme sanitarie. Ben vengano i controlli e che siano rapidi ma approfonditi su sanificazioni, distanziamento, spogliatoi e quant’altro. Chi segue però scrupolosamente le regole e si cura davvero della salute dei praticanti e degli atleti deve essere rispettato.”


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